Il ministro Giancarlo Giorgetti è preoccupato per ciò che potrebbe accadere al governo il 21 giugno.
Questa data che è stata segnalata anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, è il giorno in cui il premier Draghi discuterà in Aula per il nuovo invio di armi. Secondo Renzi, potrebbe essere il giorno in cui il M5S lancerà l’attacco decisivo a questo governo. Ora, anche il numero due della Lega Giorgetti suona la sirena. Il ministro, al contrario del rottamatore, è poco impulsivo e molto misurato, e se arriva a queste dichiarazioni significa che c’è da preoccuparsi.
“Credo che il dibattito del 21 giugno sia un passaggio rischioso ma Draghi persegue l’obiettivo della pace” dichiara Giorgetti al Manifesto. Se il Parlamento, quel giorno, non la penserà come il presidente del Consiglio si dovranno trarre delle conseguenze: o accordo o tutti a casa. Finirà così in anticipo questo governo.
Le spinte antigovernative aumentano anche nella Lega
Il 21 giugno Mario Draghi discuterà con il Parlamento prima del Consiglio europeo e sembra che relativamente alla posizione dell’Italia nel conflitto in Ucraina Salvini si stia sempre più allineando con l’ex alleato Conte. Inoltre, il segretario del Carroccio si pone sempre più all’opposizione di questo governo. Sono evidenti le dichiarazioni nei confronti del ministro degli Esteri e della ministra degli Interni. Contro Luigi Di Maio si era scagliato dicendo che se facesse il suo lavoro non toccherebbe a lui darsi da fare. Mentre aveva inveito contro Luciana Lamorgese – sua acerrima nemica – riguardo agli sbarchi a Lampedusa dicendo: “Faccia qualcosa per giustificare lo stipendio da ministra”.
Giorgetti presagisce una spaccatura della maggioranza proprio il 21 giugno. Una spaccatura che arriverà dallo strappo definitivo millantato già da Giuseppe Conte relativamente alle armi quasi minacciando che “ora è il momento del dialogo” dopo i tre invii di armi. Mentre Letta e il Pd provano a mediare per non far cadere il governo cercando una parola compromesso che elimini dal testo la parola “armi” ma in sostanza ribadisce l’impegno precedente preso dal governo, ovvero l’invio di armi.
Conte e tutti i grillini sanno quanto costerebbe una scissione dell’alleanza con il Pd e quindi potrebbe accontentarsi di questa piccola formalità e non mettere a rischio di nuovo il governo.